Erroneamente considerato sinonimo di tipografia, la litografia (dal greco λίθος, lìthos, “pietra” e γράφειν, gràphein, “scrivere”) è una tecnica di stampa leggermente differente. La stampa avviene attraverso un procedimento chimico-fisico, basato sull’utilizzo di una matrice piana: in pratica, dunque, le parti stampanti e non stampanti sono poste sullo stesso piano e non su piani differenti come avviene nella tipografia.

Non è un caso, dunque, che inizialmente questo procedimento fosse definito “stampa chimica su pietra”, ma oggi ci si riferisce più generalmente come litografia o “arte litografica” e viene utilizzata per realizzare manifesti, volantini, cataloghi e quant’altro.

La litografia come tecnica di stampa nacque oltre tre secoli dopo la tipografia: nel 1796 il procedimento fu inventato dall’austriaco Alois Senefelder. Fu quasi una scoperta casuale avvenuta tramite l’utilizzo di una pietra proveniente dalle cave di Solnhofen, cittadina sita nei pressi di Monaco di Baviera, ma a partire dall’inizio del 1800 ebbe una rapida diffusione, con la nascita di tante litografie in Francia, Baviera e Russia nel giro di pochi decenni.

Curiosamente, la Gran Bretagna non accolse questa nuova invenzione, addirittura vietando espressamente l’importazione delle pietre “litografiche”. In Italia la litografia fece la sua prima apparizione nel 1805, a Roma, grazie all’iniziativa del trentino G. Dall’Armi.

Da tipografia e litografia si sono sviluppate nell’era moderna altre tecniche di stampa, come quella offset e ancora più recentemente quella digitale, che sfrutta al massimo le potenzialità dei computer e di tutta una serie di dispositivi di nuova generazione.

 

(Fonte: Publygraph)